GIORNATA DELLA MEMORIA
25 Gennaio 2020
OGNI GIORNO E’ IL GIORNO DELLA MEMORIA
“Il mondo esiste solo per il respiro dei bambini che vanno a scuola” – Talmud babilonese – Shabbath 119b.
La scuola è, per eccellenza, il luogo nel quale la memoria si intreccia con il respiro del mondo che va verso il futuro possibile delle menti e dei cuori dei nostri bambini.
Non c’è futuro senza memoria.
Non c’è futuro senza il respiro dei bambini, senza il nostro consapevole passaggio di testimone a loro del mondo che è stato, nei suoi splendori e nelle sue tragedie.
Forse pochi ci pensano, ma i progrom, le violenze etniche, le violenze razziste vedono sempre per primi bruciare falò di libri e chiudere le scuole.
D’altra parte falò di libri e di scuole, assieme ai genocidi, sono accaduti anche recentemente in Kossovo, in Cambogia, in Ruanda, in Afghanistan e accadono tuttora in diverse altre parti del mondo.
Ad Auschwitz è stata trovata una pietra anonima, dove con un chiodo uno sconosciuto ha lasciato scritto “Chi mai saprà quello che mi è capitato qui?”.
Non sappiamo nulla di quell’uomo o donna che l’ha scritto, non il colore degli occhi, il carattere, la famiglia, sappiamo solo del suo lacerante dolore di credere di aver sofferto senza poterlo raccontare a nessuno.
Questa è la grande tragedia della Shoah: il rischio dell’amnesia, la banalizzazione della violenza, i grandi numeri (ricordo: 5 milioni e ottocentomila cittadini ebrei assassinati nei lager) così astratti e assurdi da diventare inenarrabili.
Il tempo può rendere il tutto opaco, sfilacciare la riflessione.
Questa pietra, invece, silenziosa, ma assordante nella tragedia peggiore -quella di essere dimenticati- ci spinge a ricordare, a fare di questo Giorno della Memoria, che per il ventesimo anno si celebra nel nostro Paese, un momento alto di parola.
La Shoah, lo sterminio di milioni di persone colpevoli di essere ebrei, omosessuali, testimoni di Geova, zingari, disabili, deportati civili e militari, ci porta ad un ricordo di ciò che è perfino indicibile nella sua enormità, ma che (come insegna Annah Arendt) rischia nella sua banalità del male di essere altre volte ripetuto per nuovi odi razziali o di essere revisionato come si dice oggi e persino giustificato.
La Shoah è un evento che ha ridotto al rango di non persone e al destino di fumo che usciva dai camini, milioni di cittadini ebrei con il solo delitto di essere tali.
Sappiamo che, per molti ex deportati era difficile il racconto di ciò che era stato per la colpa di essersi salvati, l’ultimo cinico lascito della violenza psicologica del nazismo.
Anche nei gulag staliniani è successa la medesima cosa, con l’aggiunta per molti di sentirsi colpevoli due volte: come traditori del comunismo e come salvati dalla morte.
L’antisemitismo non nasce con il nazismo e il fascismo, viene da lontano. E, come tutti i teoremi delle razze e delle purezze delle razze è sempre dietro l’angolo.
Per questo il Giorno della Memoria ha anche un valore forte di ritorno ai valori della nostra civiltà, quando essa sa usare parole di pace, di tolleranza, di rispetto reciproco, di comune sentire il destino del mondo. Insomma, quando la nostra civiltà pensa al respiro dei nostri bambini e pensa bene al loro futuro.
Il l Giorno della Memoria deve essere effetto -non causa- di un insegnamento che nel suo insieme viva, non solo dica, tolleranza, rispetto reciproco, accoglienza dell’Altro da noi.
Il modo migliore perché il Giorno della Memoria resti nel tempo è di farlo vivere giorno per giorno, coltivando nei bambini e nei ragazzi il piacere della comunità e il bello della differenza.
Liberamente tratto da “La scuola e la Shoah” di Lucrezia Stellacci, gennaio 2003.
Ultimo aggiornamento: 25 Gennaio 2020