12 Novembre 2019

Il 13 novembre si celebra la «Giornata mondiale della Gentilezza».In questo giorno l’invito è quello di promuovere l’attenzione e il rispetto verso il prossimo, la cortesia dei piccoli gesti, la pazienza, la cura, l’ascolto dei bisogni degli altri senza dimenticare i propri.

Quando parliamo di educazione, molto probabilmente ci viene in mente la scuola, o la nostra infanzia, e ​difficilmente ci rendiamo conto che educhiamo le persone intorno a noi in continuazione, attraverso ogni nostra parola, gesto, scelta. Noi siamo convinti che l’educazione debba essere sempre gentile. Da sempre si riflette se sia meglio educare con la forza o con la gentilezza. Per noi è questa seconda, senza alcun dubbio, la strada migliore. Prima di tutto perché ognuno di noi, in prima persona, vorrebbe che gli altri lo trattassero sempre con gentilezza, rispetto, calma e pazienza. Dai nostri genitori o insegnanti avremmo sempre voluto questo atteggiamento, non minacce, punizioni e imposizione di qualcosa che non condividevamo. Un genitore “perfetto” non è un genitore che sa tutto e non sbaglia mai, ma uno che mette amore in quello che fa, mette gentilezza anche di fronte all’ennesimo errore del proprio figlio, che affronta con pazienza l’ennesimo capriccio, anche se dopo un’intera giornata di lavoro. Perché capisce che il proprio figlio ha bisogno di amore, anche quando siamo stanchi! Poiché la felicità e l’amore fanno rima con la gentilezza, come genitori, e non solo, dovremmo decidere se vogliamo insegnare ai nostri figli se essere felici
oppure no. Quando mettiamo amore e gentilezza in ogni gesto, nelle parole con cui correggiamo un errore, nei modi in cui neghiamo una richiesta, allora insegniamo con l’esempio, che conta molto più delle parole, come vivere positivamente la nostra vita. E l’educazione non riguarda solo i bambini. Ogni volta che diciamo di “sì” a una richiesta di un collega, di un amico o del nostro superiore, noi stiamo educando gli altri, così come quando noi diciamo di “no”. Ogni nostra decisione educa gli altri a capire come possono comportarsi nei nostri confronti. Se vogliamo educare qualcuno, chiunque sia, alla gentilezza, dobbiamo essere gentili in prima persona, rispondere con gentilezza di fronte a qualsiasi comportamento, anche scorretto, ma saperci anche far rispettare, mostrando quali comportamenti accettiamo e quali invece consideriamo sbagliati. Non serve offendere, alzare la voce o minacciare. Un comportamento non ci piace? Basta dirlo con gentilezza e poi restare fermi sulla nostra posizione. Si tratta quindi di iniziare a essere più attenti a come ogni parola, gesto e azione che compiamo avrà un certo effetto sugli altri, iniziare a decidere in che modo vorremmo influenzarli positivamente e vivere di conseguenza​. Giacomo Papasidero, “Genitori gentili è meglio”

www.gentletude.com

Ultimo aggiornamento: 12 Novembre 2019

Questo sito prevede di utilizzare determinate categorie di cookie per diversi motivi. Per ottenere maggiori informazioni sulle categorie di cookie utilizzati e limitarne l’utilizzo, consulta la cookie policy.