San Martino
10 Novembre 2019
Martino di Tours
sacro a Marte, dal latino
Attributi: armatura, cavallo, mantello e mendicante, a volte anche in abiti vescovili.
Patronato: Belluno, militari, sarti, mendicanti.
Novembre: le giornate si accorciano e il freddo si fa più pungente… Nella speranza di ritrovare il senso più profondo e vero di queste ricorrenze e di riflettere sull’importanza del donare, dell’essere generosi, ecco la leggenda di San Martino.
Era l’11 novembre: il cielo era coperto, piovigginava e tirava un ventaccio che penetrava nelle ossa; il cavaliere era avvolto nel suo ampio mantello di guerriero. Lungo la strada c’è un povero vecchio coperto soltanto di pochi stracci, spinto dal vento, barcollante e tremante per il freddo. Martino lo guarda e sente una stretta al cuore.
“Poveretto, – pensa – morirà per il gelo!”. Riflette, così, su come fare per dargli un po’ di sollievo. Basterebbe una coperta, ma non ne ha. Sarebbe sufficiente del denaro, con il quale il povero potrebbe comprarsi una coperta o un vestito; purtroppo, il cavaliere non ha con sé nemmeno uno spicciolo. Ha, però, quel pesante mantello che lo copre tutto. Gli viene un’idea e, poiché gli appare buona, non ci pensa due volte. Si toglie il mantello, lo taglia in due con la spada e ne dona metà al poveretto. “Dio ve ne renda merito!”, balbetta il mendicante, e sparisce.
San Martino, contento di avere fatto la carità, sprona il cavallo e se ne va sotto la pioggia, che comincia a cadere più forte che mai, mentre un ventaccio rabbioso pare che voglia portargli via anche la parte di mantello che lo ricopre a malapena.
Fatti pochi passi ecco che smette di piovere, il vento si calma. Di lì a poco le nubi si diradano, il cielo diventa sereno, l’aria si fa mite.
Il sole comincia a riscaldare la terra, obbligando il cavaliere a levarsi anche il mezzo mantello.
Ecco “l’estate di San Martino”, che si ripete ogni anno per festeggiare un bell’atto di generosità e che segna simbolicamente la fine delle attività agricole.
In passato, durante “l’estate di San Martino” venivano anche rinnovati i contratti agricoli annuali e per questo si usa l’espressione “fare San Martino” per indicare l’atto del traslocare (molti contadini, infatti, dovevano spostarsi da un’azienda agricola all’altra, dopo aver ottenuto un contratto diverso).
G. CARDUCCI, San Martino
La nebbia agl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
ma per le vie del borgo
dal ribollir de’ tini
va l’aspro odor de i vini
l’anime a rallegrar.
Gira su’ ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
sull’uscio a rimirar
tra le rossastre nubi
stormi d’uccelli neri,
com’esuli pensieri,
nel vespero migrar.
GIOVANNI PASCOLI, Novembre, Myricae (Livorno, Giusti 1891).
Gemmea l’aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l’odorino amaro
senti nel cuore…
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l’estate
fredda, dei morti.
Ultimo aggiornamento: 10 Novembre 2019